Dopo aver definito la Digital Health, la sua pluralità multisettoriale e le possibili applicazioni, non solo nella gestione delle malattie, ma nella prevenzione, screening e nella promozione del benessere, sia fisico che mentale, ci focalizziamo sul suo valore sociale.
Sebbene alla trasformazione digitale, in ambito sanità, si tenda ad attribuire la connotazione negativa di deumanizzazione o perdita di contatto umano, in realtà sono evidenti i miglioramenti che essa, già da alcuni anni, apporta alla salute e benessere della popolazione.
Grazie alla mobile health, ai dispositivi indossabili, al telemonitoraggio e telemedicina è stato possibile, nell’ultimo biennio, ottimizzare i tempi di accesso alle cure, ridurre il divario sociale legato al luogo di residenza e, simultaneamente, incrementare il livello di consapevolezza delle persone sulla propria salute, nonché il loro grado di soddisfazione nei confronti di questi servizi.
Non è un caso quindi che nell’ambito del sondaggio su «Priorità e aspettative degli Italiani per un nuovo SSN» promosso da Ipsos , il 79% degli intervistati ha espresso parere positivo riguardo un uso più ampio della telemedicina in Italia.
Attraverso l’evoluzione tecnologica è possibile accedere a cure sanitarie appropriate, evitando attese prolungate che possono essere correlate ad un elevato livello di morbilità e mortalità, a causa della prescrizione tardiva e la conseguente scarsa efficacia dei trattamenti. Quando le condizioni cliniche delle persone lo permettono, con le visite da remoto (televisite), equiparabili in termini di efficacia a quelle tradizionali in persona, si ha il vantaggio di un più facile accesso e tempi ridotti per la diagnosi e cura.
Innovazione digitale applicata alla sanità vuol dire maggiori opportunità di monitoraggio, possibilità di scegliere un percorso clinico più consono alle proprie necessità, a dispetto delle limitazioni geografiche, fattore quest’ultimo particolarmente importante per le persone residenti in città e paesi che, a causa della mancata disponibilità di personale medico specializzato, o della distanza dai centri di prevenzione e cura, sono particolarmente vulnerabili e svantaggiati.
La sanità si avvicina sempre più alla persona, quindi, aiutando a migliorare le sue capacità di autogestione e coinvolgendolo attivamente, fattori che hanno un beneficio in termini economici e di salute. Pazienti poco coinvolti nel processo di cura possono infatti incorrere, con un tasso estremamente superiore rispetto a soggetti con alto engagement, in ricadute e aggravamenti, con ripercussioni evidenti sulla spesa sanitaria, ma non solo.
Essere un caregiver significa fronteggiare molteplici sfide, dedicando tempo ed energie all’assistito, ed essere, conseguentemente, a rischio di sviluppare, a propria volta, condizioni croniche e problemi di salute fisica e mentale. Secondo l’ISTAT, in Italia, il numero di caregiver negli ultimi anni è passato da 7 a circa 8.5 milioni, e quasi sempre si tratta di un familiare dell’assistito.
Strumenti digitali basati su informazioni o archiviazioni via web, mobile app e interventi tecnologici possono aiutare a ridurre il carico di assistenza e superare le sfide quotidiane affrontate dai caregiver.
Esempi concreti di strumenti di Digital Health al servizio dei caregiver sono i localizzatori GPS, attaccati ai vestiti o indossati al polso dell’assistito, che possono indicarne la posizione esatta, avvisando via e-mail, telefono o SMS, in caso di movimenti al di fuori di determinata area geografica; pensiamo infatti alle persone fragili con capacità cognitive compromesse che possono perdersi anche solo varcando l’uscio della propria casa. Altro esempio sono i sistemi personali di risposta alle emergenze, collegati con un call center, per le persone che non hanno un assistenza h24, perché ad esempio il proprio caregiver lavora fuori casa. E ancora, promemoria sui farmaci, sia per il paziente che per il caregiver, che potrà sempre essere informato nel caso in cui l’assistito dimenticasse di assumere una prescrizione, o, ancora, sistemi di monitoraggio domiciliare basati su sensori di movimento, che possono avvisare in caso di necessità o al verificarsi di situazioni insolite.
Ma anche strumenti per il caregiver stesso, in grado di offrire supporto psicologico, consentendo il monitoraggio della propria salute mentale e dello stato di stress. In particolare, le mobile app aiutano a migliorare le proprie capacità di regolazione emotiva, risultando notevolmente efficaci nella cura di sintomi depressivi. E ancora, video educazionali e tutorial finalizzati, invece, allo sviluppo di abilità e all’acquisizione di competenze essenziali per l’assistenza del malato, in modo da ottimizzare tempi e risorse.
Sebbene le tecnologie possano ridurre l'onere oggettivo e soggettivo degli assistenti e degli assistiti, esistono ancora sfide e barriere significative rispetto al loro impiego e adozione, in particolare nel caso di soggetti anziani.
Un aumento di consapevolezza ed educazione nelle reali potenzialità della sanità digitale, oramai evidenti, è la sfida presente, al fine di infondere ulteriore fiducia nel cittadino, nel paziente e nel suo caregiver, sugli strumenti a disposizione per adottare e gestire, in autonomia, un coretto e consapevole stile di vita e di salute.