Con la riforma di settore del PNRR e il DM 71 viene definito un nuovo modello organizzativo per l’assistenza sanitaria territoriale, al fine di garantire maggiore universalità, uguaglianza ed equità, concetti cardine del nostro sistema sanitario.
Figura centrale di questa riforma sarà il distretto sanitario, luogo privilegiato per la gestione e il coordinamento della rete dei servizi sociosanitari territoriali, con un ruolo integrativo per garantire uniformità e molteplicità dei servizi per la popolazione, in maniera coordinata e continua.
Per svolgere al meglio queste funzioni, ogni distretto sarà costituito da Case della Comunità, un Ospedale di Comunità, una Unità di Continuità Assistenziale, una Centrale Operativa Territoriale e un infermiere di famiglia o comunità.
Le case della comunità sono pensate per soddisfare i bisogni di natura sanitaria o sociosanitaria, come un luogo di facile accesso, al cui interno si trovano tutte le figure professionali necessarie per progettare e svolgere tali mansioni, in maniera integrata e multidisciplinare. Queste strutture possono essere di due tipologie:
La maggiore differenza tra le CdC hub e spoke risiede nei servizi offerti: negli hub, ad esempio, è obbligatoria la presenza del punto prelievi e dei servizi diagnostici di base, facoltativi invece nelle spoke.
Altra differenza sostanziale riguarda le ore di presenza medica e infermieristica: negli hub, la figura medica è sempre presente e l’assistenza infermieristica è obbligatoria, 7 giorni su 7, per un minimo di 12 ore al giorno, fino alle 24h raccomandate. Nelle spoke, invece, la presenza medica e infermieristica è obbligatoria 6 giorni su 7, per 12 ore giornaliere.
In entrambe le tipologie, l’assistenza primaria può essere erogata anche attraverso i servizi di telemedicina.
L’Ospedale della Comunità è una struttura assistenziale di ricovero con funzione intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero. Lo standard prevede un OdC per 100.000 abitanti, con 20 posti letto, ed un minimo di 4 posti letto ogni 10.000 abitanti, da implementare progressivamente a seconda dei programmi regionali.
Questa struttura è rivolta a pazienti che necessitano di servizi medici di lieve entità, erogabili anche a domicilio, ma che richiedono sorveglianza o assistenza infermieristica, anche notturna. L’accesso alla struttura può avvenire su proposta del medico di medicina generale, dello specialista ambulatoriale interno e ospedaliero, del pronto soccorso o del pediatra di libera scelta e permette di ridurre i ricoveri ospedalieri non idonei e favorire le dimissioni, garantendo comunque un’adeguata assistenza al paziente.
La Centrale Operativa Territoriale è un modello organizzativo con funzione di coordinamento tra i vari servizi e professionisti coinvolti nelle diverse attività assistenziali, in relazione con la rete di emergenza-urgenza.
Ha un ruolo cardine nel coordinare, ottimizzare e monitorare le funzioni del nuovo distretto sanitario, per permettere un’assistenza sanitaria continua e di qualità.
Il suo obiettivo è di assicurare continuità, accessibilità ed integrazione nell’assistenza sanitaria e sociosanitaria.
I servizi offerti dalla COT sono:
Anche in questo caso, lo standard prevede 1 COT ogni 100.000 abitanti, ma può variare in caso il bacino d’utenza del Distretto sia maggiore, operativa 7 giorni su 7, dotata di infrastrutture tecnologiche ed informatiche quali:
Infine, per essere in grado di garantire l’accesso a tutti i servizi disponibili sul territorio e affrontare situazioni di alta complessità o di emergenza, è requisito indispensabile che la COT utilizzi un sistema informativo, interconnesso e condiviso con la Centrale Operativa regionale 116117, ovvero la sede del numero europeo armonizzato, per le cure mediche non urgenti, disponibile 7 giorni su 7, 24 ore su 24.